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giovedì 19 dicembre 2013

Il senso della frase - Andrea G. Pinketts (1995)

"Pogo era antico. Forse c'era sempre stato. E poteva essere pericoloso come una creatura abissale di Lovecraft. Il cliente di Pogo che gli chiedeva: <<Mi potrebbe portare a Premadio? É una frazione di...>> si sentiva immediatamente rispondere:
<<Del comune di Valdidentro. Dove c'è la centrale idroelettrica che ha, se non sbaglio, una potenza di 144 megawatt.>>
<<É sorprendente. Come fa a saperlo?>>
<<Saranno cazzacci miei. Babbo di minchia.>>
Lazzaro Santandrea



TRAMA
Lazzaro Santandrea si appresta a festeggiare il suo trentesimo "non compleanno" con gli amici di sempre: l'impareggiabile taxista Pogo, il corpulento e logorroico Carne e un Antonello Caroli afflitto da un particolare tipo di depressione che si ripresenta periodicamente e che egli chiama "La piaga d'autunno".
Accade così che, durante una bevuta scacciacrisi al "White Bear", bar frequentato da modelle e ritrovo abituale dei Nostri, tra i numerosi aneddoti del passato che vengono rievocati rispunta fuori il nome di Nicky. Ragazza non bella ma dalla incredibile sfacciataggine, era conosciuta da tutti gli avventori del "White Bear" per essere una bugiarda patologica. 
Nella Milano degli anni ottanta fatta di party, sfilate e bellissime modelle straniere, di Nicky si sono perse le tracce da molto tempo ormai, senonchè un giorno appare al "White Bear" una ragazzina che si fa subito notare per raccontare le stesse identiche e peculiari balle che raccontava Nicky.
Il nostro eroe a questo punto, non resistendo al richiamo della propria curiosità, come un novello cavaliere parte alla ricerca della verità, naturalmente accompagnato dai propri scudieri Caroli, Carne e Pogo.
Armato solamente di quello che considera il suo più grande potere, Il senso della frase, si lancia senza paura all'inseguimento della ragazzina "ladra di bugie", di Nicky e del proprio passato; incontrando nel tragitto ogni sorta di degenerati e di pazzi, rischiando più volte la pelle, fino a giungere alla rivelazione finale.

RECENSIONE
Crudele, vizioso, malinconico e, nonostante tutto ciò, spassosissimo: Il senso della frase è semplicemente, il miglior libro di Pinketts.
Romanzo che, in poco più di duecento pagine, riesce a cambiare spesso pelle e a passare con disinvoltura attraverso almeno quattro o cinque generi letterari diversi, Il senso della frase (vincitore del Premio Scerbanenco) rappresenta, almeno secondo me, l'apice della produzione letteraria del funambolico scrittore milanese.
Il suo caratteristico modo di raccontare le vicende del proprio alter ego Lazzaro Santandrea è ormai un suo autentico marchio di fabbrica grazie al consueto stile ricco di citazioni, rimandi e giochi di parole che Pinketts sa rendere alla perfezione e che comunque non sono assolutamente buttati lì a caso e si incastrano a meraviglia nella storia.
Ma ancora più che nei precedenti lavori qui si nota la splendida caratterizzazione dei personaggi, a partire da una delle più irriverenti, ed al tempo stesso tenere figure che io ricordi, ovvero la fantastica nonna del protagonista, al quale è davvero impossibile resistere. 
Il senso della frase, ci spiega Pinketts, è l'abilità innata di riuscire sempre a dire la cosa giusta (non necessariamente la verità) nel momento giusto, riuscendo così a cavarsi dai peggiori pasticci. E questo è un "superpotere" che indubbiamente accomuna Pinketts a Lazzaro.
I detrattori spesso rinfacciano a Pinketts il suo eccessivo narcisismo, il suo modo di fare un po' vanitoso di chi sa di essere bravo e non fa nulla per nasconderlo.
Può anche darsi che sia così, ma una cosa è certa: tra un pallone gonfiato autentico ed un falso modesto, io preferirò sempre il primo. Se poi sa scrivere bene come Pinketts, ancora di più.

BF


Nella nostra libreria:
Andrea G. Pinketts
Il senso della frase
ed. Universale Economica Feltrinelli
245 pag.






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