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martedì 12 novembre 2013

1984 - George Orwell (1949)

"Chi controlla il passato, controlla il futuro: chi controlla il presente, controlla il passato."
Slogan del Partito

TRAMA
Siamo (forse) nel 1984, anno più anno meno, in Oceania, uno dei tre maxi-continenti in eterna guerra tra loro, insieme all'Eurasia ed all'Estasia. Nella fattispecie, l'Oceania non comprende solo quella che in passato era chiamata Australia e la sua vicina Nuova Zelanda; oltre ad esse, ne fanno parte anche l'intero Continente Americano, l'Africa centro-meridionale e la vecchia Gran Bretagna. Di tutto ciò però l'unica cosa rimasta invariata a memoria d'uomo è Londra, la capitale, che forse si chiamava così anche prima dell'inizio della guerra.
Questo è ciò che sa Winston Smith, protagonista del romanzo. I suoi dubbi, le sue insicurezze sono dovuti alla regola imposta dal Socing, il Partito che governa l'Oceania, di modificare il passato adattandolo al presente al fine di controllare il futuro. Proprio in questo consiste il lavoro dello stesso Winston: si occupa infatti di prendere dei vecchi articoli del Times e riscriverli in base ai nuovi avvenimenti, in modo da non smentire mai, per alcun motivo, quanto affermato dal Grande Fratello, leader indiscusso del governo.
La vita dei membri del Partito non è affatto semplice, in quanto vivono perennemente controllati e spiati, anche nell'intimità della propria abitazione, nel continuo terrore che qualcuno, persino il proprio coniuge o, più probabile, i propri figli, possa denunciarli alla Psicopolizia, con la conseguenza di essere vaporizzati.
Ma nonostante la sua posizione di impiegato all'interno del Miniver (come si chiama il Ministero della Verità in neolingua, l'idioma che da anni viene studiato e creato nel tentativo di ridurre ai minimi termini la lingua parlata e scritta), a Winston tutto questo controllo della vita e delle coscienze non va proprio giù. E così commette uno dei reati più gravi, lo psicoreato, acquistando un vecchio quaderno e tenendo un diario sul quale annota pensieri, la maggior parte dei quali contro il Grande Fratello ed il Partito.
Scopre però di non essere solo: a dispetto di tutti i divieti, si innamora di Julia, una ragazza che lavora con lui al Miniver, di cui diventa amante e con la quale condivide gli ideali di libertà e il sentimento di ribellione.
Ma riusciranno, soli o quasi, a sfuggire all'occhio perennemente vigile del Grande Fratello?

RECENSIONE
Nominato in un articolo del Corriere della Sera come "il libro più citato e mai letto" tra i classici della letteratura, 1984 è una di quelle opere che io considero capolavori, sia per come sono stati scritti, sia perchè hanno anticipato di molti anni avvenimenti che si sono realmente manifestati.
Se qualcuno ha mai avuto l'occasione di conoscere delle persone vissute nell'ex DDR durante il periodo della Guerra Fredda, o semplicemente è appassionato di storia contemporanea, probabilmente saprà che davvero la vita all'epoca era costantemente sotto sorveglianza strettissima, sovente per mano di amici o parenti stretti, come nel romanzo di Orwell. Io ho avuto la fortuna di vivere per un anno proprio a pochi chilometri dalla Berlino divisa in due, e di incontrare persone che hanno avuto invece la sfortuna di vivere nella Germania Est quando ancora il Muro non era stato abbattuto, e che mi hanno raccontato come era vivere con la certezza di essere sempre spiati e controllati.
Uno dei meriti che da linguista non posso fare a meno di riconoscere allo scrittore britannico è l'invenzione di una vera e propria lingua: la neolingua. O meglio, non si è limitato ad inventarla. La neolingua è in realtà la devoluzione, la distruzione del linguaggio stesso, che ha come scopo finale l'annichilimento totale della capacità di pensiero. Ad esempio, "se c'è una parola come buono, a che serve una parola come cattivo? La parola sbuono servirà altrettanto bene, se non meglio". Interi reparti del Miniver si occupano esclusivamente della stesura del dizionario della neolingua, oppure della riscrittura di opere classiche come quelle di Shakespeare in tale linguaggio.
Navigando in rete mi è capitato di leggere critiche negative nei confronti di questo libro. Ciò che mi ha infastidito non è stato il fatto che a qualcuno non piaccia quello che io reputo un romanzo magnifico, ma le motivazioni piuttosto futili e superficiali. Gli appunti più ricorrenti nei confronti nella storia erano quelli che "è triste e pessimistica", o ancora peggio (da parte di chi addirittura per sua stessa ammissione non ha mai letto il libro) che "non gli piaceva la cover". Mi viene da pensare che ci sia gente che compra il libro pensando che parli di qualche personaggio del Grande Fratello televisivo.
D'altronde 1984 è stato definito il romanzo distopico per eccellenza. E siccome distopia è il contrario di utopia non può che avere atmosfere cupe e un senso di sconforto e oppressione molto marcati che accompagna il lettore per tutta la durata della storia. E come d'altro canto Orwell aveva già anticipato nel suo romanzo precedente, non riponeva grandi speranze in un possibile futuro governato da un regime totalitario e forse proprio per questo ha scritto un libro in cui si ripete di continuo che "la pace è guerra", "la libertà è schiavitù" e "l'ignoranza è forza".

BW


Nella nostra libreria:
George Orwell
1984 (Nineteen Eighty-Four)
ed. Oscar Mondadori
326 pag.
traduzione di Gabriele Baldini

 

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