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giovedì 17 aprile 2014

I ragazzi del massacro - Giorgio Scerbanenco (1968)

"I figli non raccontano mai niente al padre o alla madre, solo agli amici, al primo che incontrano al bar, ma al padre e alla madre, no."
Antonio dell'Angeletto, padre di Federico

TRAMA
La signorina Matilde Crescenzaghi, maestrina ventiduenne "insegnante di varie materie e anche buona educazione" presso la scuola serale Andrea e Maria Fustagni viene orribilmente seviziata, violentata e percossa a morte dalla propria stessa scolaresca, all'interno dell'aula A, in una cupa e nebbiosa serata dell'inverno milanese.
Gli autori del massacro sono undici giovani, dai tredici ai vent'anni, tutti provenienti da famiglie disastrate e loro stessi drogati, alcolizzati o con alle spalle numerosi soggiorni al riformatorio, per diversi reati.
Duca Lamberti, ormai sbirro a tutti gli effetti, indaga su di un caso che appare già chiuso. I ragazzi infatti, che sono già stati tutti arrestati e sottoposti ad interrogatori pressanti, si professano tutti innocenti barricandosi dietro ad una muraglia di: "Non lo so", "Non ricordo" e "Non ho visto" e preferiscono affrontare le inevitabili conseguenze piuttosto che fare la spia. Per il commissario Càrrua il caso è già risolto, sono stati tutti e undici, sotto l'effetto di un potente liquore la cui bottiglia vuota è stata ritrovata all'interno dell'aula A, a compiere quel barbaro ed agghiacciante delitto, ed in fondo va bene così... con tutto quello che deve fare la polizia, non c'è tempo di approfondire episodi così palesi...
Ma Duca non è del tutto persuaso che i fatti si siano svolti esattamente in questo modo, per lui è evidente che non tutti i ragazzi abbiano detto la verità, ma per quale motivo? Forse per proteggere qualcuno... già, ma chi?

RECENSIONE
Crudo, sgradevole e nero, nerissimo.
Tutto questo è I ragazzi del massacro, romanzo duro fino quasi ad essere disturbante, ma solo nelle tematiche trattate. Infatti com'è sua abitudine, Scerbanenco descrive solamente ciò che avviene, senza compiacersi con gratuiti dettagli volgari o di cattivo gusto. Le cose non vengono mai dette in modo esplicito, ma si percepiscono in ugual modo, e forse questo mette ancora più a disagio.
Una storia di gioventù bruciata nella Milano degli anni sessanta, la città simbolo del boom economico di quegli anni, ma che lo scrittore italo-ucraino come al solito ci mostra senza nessuna pietà nei suoi aspetti più bestiali e meno conosciuti.
Scerbanenco non è politicamente corretto, e non gli interessa neppure esserlo, sempre ammesso che questo abusato termine allora significasse qualcosa, pertanto è stato più volte accusato, nemmeno troppo velatamente, di omofobia e di fascismo.
Accuse che posso anche capire, dal momento che non tutti la pensiamo allo stesso modo, ma che assolutamente non condivido. Infatti ritengo che Scerbanenco si limitasse semplicemente a descrivere e raccontare ciò che era la realtà che lo circondava, e Milano e l'Italia intera in quegli anni, non erano certo i luoghi più sereni e distesi del mondo, basti pensare agli ormai imminenti "anni di piombo". Scerbanenco è stato solo in grado, molto prima degli altri, di cogliere queste vibrazioni negative e di trasporle su carta.
La stessa idea che sta alla base del romanzo in questione, ovvero la logica "del branco", troverà purtroppo ampio riscontro in molti avvenimenti di cronaca nera che sconvolgeranno il nostro Paese, negli anni a venire. Donne torturate, picchiate, stuprate, uccise... tutte cose che, si capisce da come ne parla, schifavano profondamente Scerbanenco, e lo si intuisce dal suo modo di narrare queste storie, con una rabbia trattenuta a stento dietro al suo stile forbito e signorile: un vero fuoco che brucia sotto la cenere.
Insomma potrà piacere oppure no, ma dopo aver letto I ragazzi del massacro sono più che mai convinto che Giorgio Scerbanenco prima ancora che un grande scrittore, fosse soprattutto un grande uomo. E a me basta e avanza.

BF

Nella nostra libreria:
Giorgio Scerbanenco
I ragazzi del massacro
ed. Garzanti
231 pag.


 










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