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domenica 29 settembre 2013

Uomini e topi - John Steinbeck (1937)

"Per noi è diverso. Noi abbiamo un avvenire. Noi abbiamo qualcuno a cui parlare, a cui importa qualcosa di noi. Non ci tocca di sederci all'osteria e gettar via i nostri soldi, solamente perché non c'è un altro posto dove andare. Ma se quegli altri li mettono in prigionem possono crepare perché a nessuno gliene importa. Noi invece è diverso."
George

TRAMA
Durante la grande depressione due hobos, come molti altri, girano per i ranch della California in cerca di un lavoro. Si tratta del gigantesco e ritardato mentalmente Lennie e del saggio George, che si prende cura costantemente dell'amico, tirandolo fuori dai guai e ricordandogli continuamente quale sia il loro obiettivo: comprare un pezzetto di terra tutto loro, dove potranno vivere "del grasso della terra" e dove Lennie potra accudire i conigli.
Lennie infatti ha la passione per le cose morbide, e gli piace accarezzarle, soprattutto gli animaletti come ad esempio i topi, ma non rendendosi conto della sua forza quasi sovraumana finisce sempre con l'ucciderli.
I due compagni finiscono così in un ranch dove vengono assunti come caricatori. Lì conosceranno il vecchio scopino Candy e il garzone di stalla negro Crooks, entrambi con negli occhi il sogno di una famiglia e di un pezzo di terra il capo-cavallante Slim, molto intelligente e perfettamente capace di gestire le dinamiche, a volte anche delicate, del ranch, il figlio del padrone, Curley, violento e complessato a causa della sua bassa statura, e la moglie di lui, sciocca, vanesia e provocatrice, che si sente frustrata perché non è riuscita a realizzarsi e per aver sposato l'uomo sbagliato.

RECENSIONE
In Uomini e topi il vincitore del Premio Nobel per la Letteratura 1962 e Premio Pulitzer 1940 affronta uno dei suoi temi ricorrenti: quello dello sfruttamento dei poveri, della loro negata possibilità di emancipazione, ma anche quello della solitudine dell'uomo.
Non voglio soffermarmi più a lungo sugli aspetti sociologici e filosofici del libro; piuttosto voglio parlarne dal punto di vista della narrazione.
Steinbeck, nei soli sei capitoli che compongono il romanzo, è stato capace di descrivere perfettamente due microcosmi: uno è l'unità famigliare-duo George-Lennie, dove dal primo dipende completamente la sopravvivenza del secondo. L'altro è il ranch, nel quale in realtà esistono una moltitudine di singoli individui legati l'uno all'altro solamente da una convivenza forzata e dal lavoro che li accomuna.
I capitoli (anzi, le parti) in cui è diviso il romanzo descrivono altrettante scene perfettamente definite, tanto che verrebbe da pensare che fin dall'inizio lo scrittore pensasse ad una trasposizione teatrale divisa in atti.
Uomini e topi è un classico della letteratura contemporanea, che pur toccando temi sociali delicati si legge molto bene, anche grazie al linguaggio molto realistico (un plauso va sicuramente alla traduzione di Cesare Pavese), che ci fa immergere nella scena. Il lettore non si limita a osservarla, ma la vive, come si trovasse nel ranch insieme ai due uomini, sente le loro speranze e le loro paure.
Una lettura breve, che una volta iniziata nel giro di un paio d'ore avrete già finito, ma che vi toccherà nel profondo, come tutti i buoni libri sanno fare.

BW

Nella nostra libreria:
John Steinbeck
Uomini e topi (Of Mice and Men)
ed. Tascabili Bompiani
120 pag.
traduzione di Cesare Pavese

 

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