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venerdì 28 febbraio 2014

Dal libro al film: La fabbrica di cioccolato - Roald Dahl (1964)

ATTENZIONE!!! Questo post contiene spoiler sul libro La fabbrica di cioccolato e sui film tratti da esso. Se non avete letto il libro e/o visto i film, vi sconsigliamo di proseguire con la lettura del post.

 
 "Pensa un po', Charlie, non sarebbe una gran bella cosa aprire una confezione di cioccolato e scoprirci dentro uno scintillante Biglietto d'oro?"
Nonno Joe

IL LIBRO
La fabbrica di cioccolato è un romanzo per ragazzi scritto nel 1964 dall'inglese Roald Dahl. È la storia di Charlie Bucket, un ragazzino molto povero che vive insieme alla mamma, al papà ed ai quattro nonni. Vista la situazione di indigenza, al bambino sono negati molti piccoli lussi che si concedono normalmente i suoi coetanei, ma Charlie è un bimbo buono e molto intelligente, e non fa pesare assolutamente il suo disagio ai genitori, che pure soffrono per il dispiacere di non potergli regalare qualcosa, o anche solo garantirgli un'alimentazione sufficiente.
Nonostante non si lamenti, Charlie però passa quotidianamente davanti alla fabbrica di cioccolato del Sig. Wonka, la più grande al mondo, ed il suo più grande desiderio è di poter mangiare le squisitezze che da essa vengono prodotte.
E così, quando Willy Wonka indice un concorso grazie al quale i cinque fortunati che troveranno un Biglietto d'oro all'interno di altrettante barrette di cioccolata potranno entrare e visitare la fabbrica (nella quale da anni non entra nessuno!), oltre a garantirsi una fornitura a vita delle prelibatezze Wonka, a Charlie batte forte il cuore! In fondo a breve ci sarà il suo compleanno, ed il regalo che ha sempre ricevuto è proprio una tavoletta di cioccolato Wonka!
I primi quattro bambini trovano il Biglietto quasi subito. Il primo è Augustus Gloop, un bambino obeso che, vista la quantità giornaliera di cioccolato che ingurgita, non poteva evitare di trovare il prezioso cartoncino nemmeno volendolo. Poi tocca alla viziatissima Veruca Salt, o meglio ad una delle operaie che lavorano nella fabbrica del padre e che per l'occasione sono state obbligate a scartare per giorni e giorni di fila tonnellate di confezioni per poter soddisfare il capriccio della bambina. Poi c'è Violetta Beauregarde, un'appassionata masticatrice di chewing gum che detiene il record di masticazione della stessa cicca per più tempo. Infine, il quarto Biglietto è stato trovato da Mike Tivù, teledipendente patito soprattutto di telefilm western.
Così il povero Charlie è piuttosto scoraggiato, soprattutto perché nella sua tavoletta non ha trovato null'altro che la cioccolata stessa. Ma per un colpo di fortuna trova alcune sterline e, preso dai morsi della fame, compra una confezione di cioccolata Wonka e trova il quinto ed ultimo Biglietto d'oro.
La gioia in casa Bucket è talmente tanta che nonno Joe, quello che più sperava che Charlie trovasse il biglietto, dopo più di vent'anni che era costretto a letto trova la forza di alzarsi e si propone come accompagnatore alla visita della fabbrica.
Il gran giorno i cinque bambini con i genitori (o il nonno, nel caso di Charlie) vengono accolti da Willy Wonka. Scoprono che i misteriosi operai della fabbrica sono degli Umpa Lumpa, dei piccoli omini "importati direttamente dal cuore della giungla di Lumpalandia", e che all'interno dell'edificio si nasconde un mondo a dir poco meraviglioso, fatto di stanze dove tutto è commestibile, compresa l'erba, e di invenzioni geniali. Ma purtroppo anche un luogo che sembra essere il paradiso dei golosi può essere pericoloso, se non si rispettano le indicazioni che dà il Sig. Wonka. E infatti ad uno ad uno i bambini cadono vittime dei propri vizi: Augustus è talmente ingordo da cadere nel fiume di cioccolata fusa mentre la beve e viene risucchiato da un potente tubo, finendo al reparto praline; Violetta, sentendo descrivere una delle ultime, straordinarie invenzioni di Wonka, ovvero una gomma da masticare che è un pasto di tre portate, non resiste e la assaggia, diventando un enorme mirtillo ("c'è sempre qualcosa che non funziona quando si arriva al dolce"); la principessina Veruca cercando di prendere uno degli scoiattoli che sgusciano le noci finisce nello scarico della spazzatura; ed infine Mike Tivù decide di teletrasmettersi nella stanza del Telecioccolato, diventando talmente piccolo da poter stare nella mano di sua madre.
L'ultimo rimasto è Charlie, e quando Willy Wonka se ne rende conto è felicissimo e gli rivela di aver intenzione di regalargli la fabbrica di cioccolato, e che da quel giorno il ragazzo e la sua famiglia potranno andare a vivere direttamente nel meraviglioso edificio.

I FILM
Appena sette anni dopo la pubblicazione del libro, Mel Stuart dirige Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato.
Il film vede Gene Wilder nei panni di Willy Wonka, e nel corso degli anni ha avuto un buon successo, tanto da diventare un film di culto per diverse generazioni. Non la pensa così però Dahl, che trova che sia stato enfatizzato troppo il personaggio del produttore di cioccolato a scapito del vero protagonista, il bambino che grazie alla sua educazione ed alla sua bontà si guadagna un futuro meraviglioso, tanto da arrivare a disconoscere il film.
Effettivamente diverse parti della storia sono state modificate, a volte in parte, altre in maniera radicale. Slugworth, ad esempio, nel romanzo è semplicemente nominato come uno dei concorrenti di Wonka, mentre nel film assume un vero e proprio ruolo da antagonista, quasi un diavolo tentatore che cerca di corrompere quelle che dovrebbero essere le creature più innocenti della Terra, i bambini. In un'altra occasione invece è stata inserita una scena inventata di sana pianta, ed anzi totalmente contraria a quanto riportato nel libro: Charlie e nonno Joe, disobbedendo al divieto da parte di Wonka di bere una bibita molto gassata, mettono in pericolo la propria vita rischiando di volare fino alle pale di un enorme ventilatore, e solamente ruttando riescono ad espellere il potentissimo gas e tornare letteralmente con i piedi per terra. Ora, questa è una vera contraddizione rispetto alle caratteristiche del bambino e dell'anziano, che non solo non avrebbero mai violato una regola dell'imprenditore, ma nemmeno avrebbero avuto un comportamento così poco polite e si sarebbero messi a ruttare come se nulla fosse.
Nonostante queste ed altre discrepanze, trovo comunque che in linea di massima questo primo film abbia rispecchiato abbastanza il romanzo, almeno in generale. I bambini, persino quelli che con Charlie visitano la fabbrica, nonostante i difetti esagerati sono comunque bambini "normali", che avrebbero potuto davvero esistere nel '64.
Nel 2005 esce un nuovo film tratto dal romanzo, La fabbrica di cioccolato di Tim Burton.
Premesso che trovo molto belli diversi lavori del regista statunitense, credo che però questa sia una di quelle volte in cui ha toppato. Come tutte le sue opere Burton si diverte ad esagerare, ad estremizzare, ma anche se a volte questo funziona alla grande, purtroppo non è questo il caso. Se il povero Dahl avesse potuto vedere anche questo secondo film tratto dal suo libro, credo che ne sarebbe rimasto sconvolto. A partire da Willy Wonka, impersonato da Johnny Depp, che ormai trovo sia vittima dei suoi stessi personaggi che interpreta sempre allo stesso modo (per la precisione sembra sempre Jack Sparrow di Pirati dei Caraibi). É un Sig. Wonka che non è sicuro di sè ed orgoglioso del proprio operato e della propria fabbrica, la cui unica preoccupazione è quella di trovare in tempo un successore che la mandi avanti. Quello di Tim Burton è un Sig. Wonka insicuro, con un trauma infantile che lo ha segnato per sempre e che (com'è ovvio) alla fine riesce a superare, riappacificandosi con il padre. Una trovata a dir poco fine a sé stessa, che sembra tirata fuori da un programma di Barbara D'Urso. Come fine a sé stesse sono diverse citazioni cinematografiche, che ho personalmente interpretato come un vanto dello stesso regista: alcune tra tutte, la tavoletta di cioccolato Wonka che viene trasmessa dal Telecioccolato in mezzo ad un gruppo di scimmioni, palesemente il monolite di Kubrick in 2001: Odissea nello spazio, ed un'altra meno palese appena dopo, ovvero Mike Tivù che grida "Aiuto! Aiutatemi!" con una vocina resa acuta dal suo rimpicciolimento e che ricorda tantissimo L'esperimento del Dottor K., meglio conosciuto ai più come La mosca.
Un'altra cosa fastidiosa è stata lo stravolgimento di due personaggi: Violetta Beauregarde, che se nel libro è una bambina normalissima a cui piace masticare i chewing gum nel film invece è una ragazzina spinta sempre a competere in tutto dalla madre, e Mike Tivù, nel libro presentato come un bambino che sta semplicemente troppo tempo davanti alla tele, nel film descritto come un piccolo mostro di logica, informatica e videogiochi e con un'indole decisamente violenta.
Non tutto l'operato di Burton è però da criticare: molto apprezzabile la sua scelta di far cantare agli Umpa Lumpa parte delle canzoni effettivamente presenti nel libro, senza inventare testi alternativi; purtroppo però con l'edizione italiana si è persa, ma l'idea di base rimane comunque valida.
Insomma, c'è poco da fare: rimango dell'opinione che quando si ha a che fare con un capolavoro della letteratura (perché tale reputo il romanzo di Dahl) come La fabbrica di cioccolato l'unica cosa che si dovrebbe fare in un film sarebbe quella di mantenersi assolutamente fedeli, per quanto possibile, al testo originale. Perché qualunque modifica da parte del regista si rivelerebbe comunque futile e sbagliata. Ma è solo la mia opinione.

BW

Nella nostra libreria:
Roald Dahl
La fabbrica di cioccolato (Charlie and the Chocolate Factory)
ed. Salani gl'Istrici
200 pag.
traduzione di Riccardo Duranti
illustrazioni di Quentin Blake

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