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lunedì 30 giugno 2014

Il tornado di valle Scuropasso - Tiziano Sclavi (2006)

"E poi ho preso la terapia delle due e cinque.
Mi sono addormentato sul divano.
Ho sognato un disco volante.
Ruotava a un centinaio di metri dal suolo.
Roteava sempre più veloce.
Provocava un tornado.
Il tornado di valle Scuropasso."
Tiziano Sclavi


TRAMA
Un uomo con alle spalle un matrimonio fallito ed un triste passato (non del tutto superato) da alcolista, vive solo in una vecchia villa isolata ai margini di un bosco. Unica sua compagnia Silvestro, il suo gatto, ed una coppia di anziani che ogni tanto lo va a trovare per sbrigargli le faccende di casa.
In questo scenario già di per sè inquietante, l'uomo inizia a sentire strani rumori notturni provenire dal giardino, vede (o crede di vedere) dei fantasmi, è vittima di sinistre allucinazioni (ma sono allucinazioni?) a base di dischi volanti e piccoli umanoidi dai grandi occhi.
Difficile capire come stiano veramente le cose, anche perchè il protagonista sta seguendo una terapia (prescrittagli dal dottor Deicas; chi ha letto Mostri ha già capito) a base di psicofarmaci, che mischia spesso con la birra, fatto sta che l'orrore ed il senso di angoscia che egli prova sono, quelli sì, indiscutibilmente reali.
E nella sua mente profondamente sconvolta da tutto ciò si fa largo ad un tratto un vecchissimo ricordo lontano: quello cioè, del tornado di valle Scuropasso, al quale egli assistette da bambino, rammentando di come ne venne spaventato ed attratto allo stesso tempo.

RECENSIONE
Partendo da un fatto realmente avvenuto e che probabilmente Sclavi visse in prima persona, il famoso "Papà di Dylan Dog" ritorna a scrivere un racconto dopo svariato tempo ed una crisi personale che, si diceva allora, piuttosto acuta.
In effetti non è difficile riscontrare in molti passaggi de Il tornado di valle Scuropasso vari riferimenti riconducibili ad uno stato di profondo malessere da parte di chi narra. Non so se tutto questo sia veramente frutto di un periodo nero di Sclavi oppure no, fatto è che ormai, volente o nolente, lo scrittore pavese si è fatto ormai la fama di "misantropo depresso".
Personalmente, da vecchio fan di Dylan Dog (quello del primo periodo però, la successiva deriva buonista-ecologista-moralistica mi infastidì non poco), penso che Tiziano Sclavi sia innanzitutto un eccezionale cantastorie, uno che viene dalla scuola di un grandissimo come Dino Buzzati e che possiede una capacità di comprensione della paura davvero fuori dal comune. Non a caso egli ha da sempre affiancato all'attività di fumettista/scrittore horror quella di apprezzato autore di libri per bambini. Due mondi che sono strettamente collegati fra loro. Chi riesce a capire i bambini ed a recepire le loro paure, spesso è anche in grado di trasporle egregiamente nell'universo adulto, costruendo veri e propri labirinti di terrore. Un esempio fulgidissimo in questo senso ci viene da H.P. Lovecraft, il quale disse più volte che le spaventose visioni che hanno reso celebri le sue opere ebbero tutte origine nella sua infanzia.
Dopo questo "pippone" che spero non vi abbia troppo annoiato, veniamo a parlare del libro in questione che secondo me rappresenta una specie di esperimento. Sclavi, infatti, credo che metta molto di sè stesso in questo romanzo, più del solito e, pur ribadendo che non so dire quanto ci sia di autobiografico in queste pagine, la scrittura e il modo di descrivere certe atmosfere trasudano un dolore vero, quasi palpabile.
C'è un forte senso di tristezza e di cupa malinconia che mi ha avvolto fin dalle prime righe e che mi ha lasciato alcuni strascichi anche dopo aver terminato il racconto. Questo significa, a mio modo di vedere, che Tiziano Sclavi possiede una certa potenza espressiva, pur senza ricorrere a paroloni, citazioni dotte o altre astrusità pretenziose. 
Poi devo anche dire che la lettura non è sempre facilissima, spesso si fatica a capire cosa sia reale e cosa no e ci sono frequenti ripetizioni di situazioni ed atmosfere, come in una sorta di loop temporale, ma questi sono aspetti dello stile sclaviano che ormai abbiamo imparato da tempo a conoscere ed amare. 
In conclusione mi sento di affermare che Il tornado di valle Scuropasso sia essenzialmente una storia fatta di ossessioni e di spettri che, come un tornado per l'appunto, girano vorticosamente in circolo senza mai fermarsi.
Io lo consiglio senz'altro nonostante, se posso permettermi, 14 euro per un romanzo breve di poco più di 150 pagine mi sembra sia un prezzo un po' eccessivo, anche se l'edizione è indubbiamente ben curata ed esteticamente molto gradevole. 

BF

Nella nostra libreria:
Tiziano Sclavi
Il tornado di valle Scuropasso
ed. Mondadori Strade Blu
153 pag.

 


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